Immaginatevi davanti ad un tela, con un gran numero di colori sulla tavolozza, pronti a immortalare la vostra musa, in posa davanti a voi.
Cambio di scena.
Immaginatevi con in mano il vostro smart phone, con un gran numero di megapixel sulla fotocamera, pronti a immortalare la vostra musa, in posa davanti a voi.
Che siate artisti o perditempo, che stiate dipingendo o fotogrando, che esista Photoshop o non sia ancora stata teorizzata la prospettiva non conta nulla: in qualsiasi caso, ciò che avrete sarà una musa (se non disponibile munirsi di frutta fresca) e la vostra immaginazione. Siete d’accordo?
“Nowadays almost every photographer use graphics software to complete the picture, like many painters used ‘original version’ in the past. Some artists use pure imagination to paint their artworks, others may prefer to create art by using a real life model as reference for the anatomy. What if these abstract models were real people?”
Parole di Flora Borsi, artista ungherese autrice di questi scatti (e relativi ritocchi) che raffigurano opere di grandi pittori paragonate alle loro ipotetiche modelle in carne, ossa e timbro clone. Un modo per ricordare che Photoshop è uno strumento, così come lo sono i pastelli a cera e il temperamatite, mentre ciò che fa emozionare, stupire, disgustare, ammutolire è un’altra cosa, è l’immaginazione.